martedì 24 marzo 2020

Pandemia e riflessioni

Sono giornate surreali e compulsive: si passa dal pianto al sorriso, dal dolore alla speranza in men che non si dica e ci si chiede "Perché sta succedendo tutto questo?" "Quando finirà?"

Siamo #addolorati, #impauriti, #increduli, tristemente e profondamente vicini a chi sta male, alle famiglie di chi purtroppo non ce l'ha fatta; #impietriti di fronte ai numeri, alle storie di persone, vicine e lontane.

Siamo #felici quando i contagiati e gli ammalati diminuiscono, quando sentiamo che i posti letto per le terapie aumentano, che si stanno sperimentando nuove cure, quando apprendiamo che ci sono nascite e rinascite; le une alla scoperta per la prima volta della vita, le altre alla scoperta di una nuova vita, magari dopo la sconfitta della malattia.

Siamo #grati ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari, ai volontari, alle forze dell'ordine, ai media, a tutte le lavoratrici e ai lavoratori dei vari comparti, alimentari, produttivi, dei trasporti, che in questi giorni stanno facendo, seppur con paura ma con fermezza, responsabilità e rigore, il meglio per tutti noi, per garantire la nostra sicurezza, per garantirci i servizi essenziali, per aiutare gli altri, talvolta con poche protezioni, fisiche e psicologiche, ma lo fanno, senza se e senza ma.

Siamo #orgogliosi dei sindaci, delle amministrazioni, dei governatori, delle istituzioni: di coloro che - il più delle volte con facce stanche e stravolte - si fanno carico delle esigenze e dei problemi altrui prima che dei propri, abbracciandoci virtualmente, talvolta sgridandoci, prendendoci per mano, come se fossimo tutti una grande famiglia.

Siamo anche #arrabbiati, si, giustamente, soprattutto con chi, in maniera irresponsabile, fa finta ancora di non capire e agisce come se la sua individualità fosse la prima cosa, su tutto e su tutti.

Siamo tutti #coinvolti e la maggior parte di noi sta facendo di tutto per donare e prendersi cura, di noi stessi e degli altri, ognuno nei propri ruoli e per le proprie competenze. Dobbiamo impegnarci sempre di più nel fare ciò che ci viene chiesto, anche se ciò che ci viene chiesto è 'soltanto' restare nelle nostre abitazioni: ascoltiamo, ascoltiamoci di più, fidiamoci di più, possibilmente di persone che ne sanno più di noi, rispettiamoci insomma. Questo non è il momento dei personalismi, non è il momento di fare i 'furbetti'; allora ognuno continui a fare responsabilmente ciò che deve fare, ognuno dentro di sé sa come può contribuire al meglio per la propria famiglia, per sé stesso, per le proprie comunità, per il sistema sanitario e, nel farlo, non dimentichiamoci di restare #umani perché un sorriso, una battuta, una telefonata, un messaggio ed una parola di conforto sono molto importanti. Non è il momento di essere lontani emotivamente gli uni dagli altri, insomma, dobbiamo stare lontani fisicamente si, ma non psicologicamente ed emotivamente, anzi! Se utilizziamo bene, in maniera corretta, questi 'benedetti' strumenti social sono utili.

Infine, ma non da ultimo, siamo ottimisti si, ma giustamente #preoccupati per il nostro sistema Paese: cosa succederà e come ne usciremo? Sicuramente ne usciremo ma ci aspetteranno ulteriori sfide, non meno impegnative di quella sanitaria che, certamente viene al primo posto e che adesso ha, necessariamente, la priorità. Le "maglie" della catena della vita però, lo sappiamo, sono inseparabili e inesorabilmente intrecciate e non possiamo non tenerne conto: le forze politiche, le categorie e le istituzioni hanno il dovere di interrogarsi e lavorare contemporaneamente per la ripresa. Esiste questo delicato e sottile #equilibrio, sempre difficile da rappresentare, ora più che mai, tra salute, lavoro ed economia, inutile negarlo; l'Italia è il Paese dell'Arte, della Cultura, è una Nazione composta per la maggior parte da piccole e medie imprese, agricoltura, commercio, industria, artigianato, turismo. Come ne usciremo? Non è facile rispondere, tutt'altro, e dobbiamo avere fiducia, sostenere e incoraggiare chi chi si sta impegnando, seriamente, a livello locale, regionale, nazionale, europeo, mondiale affinché a questa domanda sia data una risposta, corretta, efficace e veloce.

Forse queste mie riflessioni sono ovvie, scontate per la maggior parte di voi e me ne scuso ma ho il desiderio di condividerle e spero davvero che tra gli insegnamenti che trarremo da tutto ciò che ci sta accadendo ci sia quello di cercare di essere più resilienti, capaci di fronteggiare positivamente la nostra esistenza di fronte a questo momento traumatico, ricostruendo le nostre vite senza alienare le nostre identità. Si, resilienti e uniti, seppur lontani, uniti nello stesso dolore e nelle stesse speranze, nella stessa altalenante e incessante voglia un momento di cantare e subito dopo di piangere e viceversa. Giorno dopo giorno riscopriamo le nostre identità, ci riscopriamo uguali ma diversi: uguali come esseri umani, liberi, con le stesse dignità e diritti; diversi nelle nostre idee e nei nostri credo culturali, sociali e politici. La diversità è e resterà un valore aggiunto, sempre! Siamo un po', insomma, come un arcobaleno, composto da molti colori, difficili da identificare, talvolta difficili da vedere, può prevalere un colore sull'altro, può avere sfumature e intensità diverse; come gli arcobaleni che abbiamo disegnato, postato, condiviso in questi giorni e chissà, questo forse è il momento giusto per interrogarci e riflettere bene sui nostri valori, sui nostri doveri, sul nostro essere, sul nostro senso della vita.
Ce la faremo ❣️🌈
Chiara

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